In questi giorni, più volte, mentre stiro, mi soffermo a guardare il puzzle, da mille pezzi, dell’uomo vitruviano.
Tutte le parti sono in perfetta proporzione e in armonica bellezza.
Mi chiedo se anche per i pensieri esista la forma vitruviana: nulla stona, nulla fuori posto, nulla che possa creare squilibri. Tutto al posto giusto. Ogni singolo pensiero vive in concerto con il prossimo, in un crescendo di accordi verso l’atto finale dello stare bene.

In quel pensare mi immergo in acque torbide. Distinguere il vero e il bello a volte diventa difficile. Tutto è così complesso e articolato da affaticare anche la mente più serena. Cerco di fare luce mentre inconsapevolmente scendo sempre di più. Il puzzle si scompone e ciò che sembrava chiaro diventa indistinguibile.

“Pa pa, pa pa, pa pa”: la voce di Carolina mi distoglie da quell’immersione.
Ha tra le mani uno dei sei pezzi del suo puzzle degli animali.

Mi chiama felice, ricordandomi di viver leggero.