Da quel davanzale, osserva il mondo intorno.
Resta lì, in attesa che qualcosa attiri la sua attenzione per una nuova corsa o un nuovo gioco. Ogni tanto si volta, mi miagola quasi a volermi chiamare, come se fossi un suo simile, come se fossi Behemoth, quel gatto grasso e nero che sa parlare e camminare sulle zampe posteriori.
Dalla mia scrivania osservo lei intorno al mondo.
Resto lì, in attesa che scenda per regalarmi un’ennesima fusa, per regalarmi ancora una volta, la grande espressione della sua magia, quella capacità di cadere sempre in piedi, quel saper esser funambola della vita, quel verticalizzare per guardare il mondo da un’altra prospettiva. Cammina elegante tra gli ostacoli, caparbiamente raggiunge i suoi desideri, curiosa osserva e impara.
O magari come Behemoth mi trasformerò nel miglior buffone che mai sia esistito sulla terra.