Chiesi ad un viandante quale fosse la strada per la felicità. Mi rispose che “non vi è strada certa e non alla sorte avrei dovuto affidare i miei passi”.
Quel messaggio rimase incomprensibile per giorni mentre vagavo imperterrito in territori sconosciuti. Cercai di affidare alla logica l’esortazione di una risposta a ciò che sembrava essere un’enigma senza risposta. Affidai alla regola aurea la scelta di una direzione, ma mi accorsi che stavo girando verso il centro di una spirale.
Aveva forse peccato di onestà con il suo dire?
Continuai a camminare per giorni con piedi e la mente logora alla ricerca di quella magia, alla ricerca di quella felicità. Compresi che la felicità non era una meta ma una tappa che potei osservare lungo il cammino.
Senza fermarmi, senza sosta…continuo a camminare felice di trovare la felicità.