Stare seduto al camino era un modo per canalizzare i miei pensieri. I suoni, i colori, il calore e le danze delle fiamme erano ipnotiche, tanto da fondersi e sfocare lo sguardo nel loro divenire un tutt’uno in perenne mutevole mobilità.
Non vi erano più elementi separati, ma solo una docile armonia con cui riuscivo facilmente a sintonizzarmi. Connettermi con il fuoco era connettermi con il cambiamento. Come fuoco eracliteo restavo ad osservare la trasformazione del vino rosso versato nel bicchiere blu cobalto. Viola. L’incontro dei due colori. L’incontro della mia dualità.
Aprire il lucchetto della mia interiorità era divenuto semplice seppur non semplicistico. Fortunatamente bastava una chiave da diario segreto e non una chiave a brugola, per aprire quello spazio.
Man mano che il fuoco diveniva cenere, il mio bisogno si affievoliva, ma non il piacere di un’ennesimo bicchiere di vino.
Ne verso ancora un po’.