Quell’improvvisa apertura di un nuovo varco della memoria, fu destabilizzante.
Le mie narici sembravano essere rimaste intrise di quel profumo, ma sapevo che era solo una sensazione, solo un’alterazione della mente. Troppo sfuggente e troppo veloce per materializzarsi. Eppure la mia memoria decise per la persistenza. Neanche la doccia portò via quell’odore. Rimbalzava come una musica che non riesci a toglierti dalla testa. Era lì e non andava più via.
Non sapevo se fosse physis o pathos a muovere il tremito quella notte. Trambusto interiore ed esteriore. Furono proprio quelle molecole sprigionate dall’alcol ad aprire il varco dei ricordi girando la chiave della porta che tendevo a tenere chiusa. Il ricordo di mia madre divenne vivo e fervido. Non avevo spazio di fuga.
Avrei voluto indossare nuovamente le mie scarpe da tennis e correre… o meglio camminare.
Ma era ancora notte e quel pensiero era più veloce di me.