Mi seggo pronto ad affrontare un’altra sfida della vita.
Un click e parte il timer. Tocca a me muovere i pensieri. Mossa fatta. Premo sull’orologio per passare la mano. Resto in attesa. Le lancette scorrono e aspetto. Quell’aspettare ha un aspetto insolito. Nulla sembra muoversi.
Osservo le mani dell’avversario per carpirne i pensieri, ma qualcosa mi sfugge. Troppo lente tanto da assopirmi mentre ciò che credevo fosse istante diviene un lasso di tempo illogico.
Il gomito poggiato sul tavolo scivola, scatto dritto sulla schiena, guardo la scacchiera e vedo che un pedone è stato mosso senza che me ne accorgessi.
Sono allibito. Mi chiedo che senso abbia aver scoperto la regina. Non rientra in nessuno degli schemi studiati. Non comprendo la strategia. Ne cerco in modo spasmodico la logica, mentre il tempo scorre a mio svantaggio. Mentre l’ansia si muove dentro me cerco la mia prossima mossa. Osservo attentamente i quadrati bianchi e neri di quella scacchiera, disegnando lineedipensiero sempre più complesse. Cerco con razionalità la definizione emotiva del sentire.
Finché rallento il respiro. Mi concentro. Mi alzo. Vado via.
Ero al tavolo sbagliato.
Non vi è logica in amore.