Si passa la vita ad imparare. Ho imparato a camminare, parlare, andare in bici, suonare l’ukulele, progettare grafica. La mia vita, comune a molti, fatta di insegnamenti e obiettivi da conquistare. A volte a passo lento, altre con scioltezza, altre arrancando, ma alla fine ho potuto piantare le mie bandierine su diverse vette.
Ma c’è qualcosa che va oltre l’abito di prammatica.
Carolina, a distanza di una decade da Giulia, mi ha riportato alla casella del via come in un gioco dell’oca.
Tiro i dadi e si riparte. Credevo nell’apprendimento esperienziale, ma le variabili sono talmente tante da non poterne usufruire. Non ci sono regole generalizzabili, teorie pragmatiche se non (forse) nel cambiare un pannolino.
Mi ritrovo ad imparare nuovamente ciò che credevo di sapere e scopro di sapere meno di quanto immaginavo. Un processo conoscitivo, non empirico, dove l’emotività fa da padrona. Tutto cambia sul tavolo da gioco. Le caselle si muovono ad ogni turno, nulla è come prima. Incredibilmente affascinante anche se molto complesso.
Ma nonostante questo prefiguro la mia meta guidato dall’amore.
Esser padre.
Esser un bravo padre.