Ero sempre stato un abitudinario nel percorrere le strade. Non avevo voglia di impegnarmi a comprendere nuove vie. Piuttosto preferivo cogliere il nuovo in ciò che pensavo di conoscere. Camminavo osservando e cogliendo i dettagli di un palazzo, della pavimentazione, della gente che incrociavo quotidianamente come “Ninuzzo”, il mendicante.
Era seduto sempre al solito posto. Dove le strade più belle di Palermo si incrociano in quel teatro del sole. “Iddu” lo conosceva bene quel luogo. Sapeva che il sole avrebbe scaldato a rotazione i quattro angoli della piazza, e in inverno era un modo per non sedersi sugli gelidi gradini.
Lui non chiedeva, nonostante fosse evidente la sua condizione di estrema povertà. Lui restava seduto, in silenzio, regalando un sorriso tenero e cordiale, ad ognuno di coloro che incrociava il suo sguardo. E lo faceva gratuitamente, senza chiedere nulla. Ma tutti i passanti erano soliti ignorarlo. Anche io lo feci per il più delle volte, se non per uno sguardo di accondiscendenza.
Un giorno, dopo averlo passato, mi fermai e tornai indietro per guardare i suoi occhi e ricambiare il suo sorriso.
Un giorno, dopo averlo passato, mi fermai e tornai indietro per guardare che lui possedeva più grande ricchezza… l’amore per il prossimo.
“Ninuzzo amunì, emuni a pigghiari un cafè!”