Ecco l’ultimo pezzo.
Caduto sotto il divano.
Mio padre li adorava. E la sua ambizione lo portava ad alzare l’asticella della difficoltà. Finché realizzò il suo ultimo da 16000 pezzi. Sedicimila pezzi praticamente identici nella loro immagine se non fosse che per metà erano sui toni grigi di una montagna e per l’altra metà sui verdi di un giardino di rose a valle. Un passatempo di grande pazienza e con un’unica strada percorribile. Dividerli per similitudini e incasellarli in contenitori per ridurre i tentativi. Provarli tutti ad uno ad uno.
A volte pensavi di aver trovato il pezzo giusto, lo incastravi con forza, per poi renderti conto che qualcosa non tornava. Ed eccoci ad attraversare alcune false illusioni in un pezzo simile, finché non trovavi quello che combaciava in modo perfetto. A volte lo trovavi dopo pochi. Altre dopo centinaia di pezzi provati. Lentamente ogni tassello trova il suo posto.
Facciamo scelte che sembrano giuste ma che, alla lunga, ci fanno capire che dobbiamo cambiare direzione e scegliere un altro tipo di pezzo. Pezzi di incontri, di difficoltà, di situazioni apparentemente inutili avranno un senso più in là, in un’altra zona del puzzle della tua vita.
Finché arriva il momento in cui posizioni l’ultimo tassello lasci andare quel sospiro che sa di realizzazione compiuta, di nostalgica fine e desiderio di ricominciare. Perché la vita non è un solo puzzle, ma una serie infinita di immagini da completare, ognuna con la sua storia, le sue sfide e la sua bellezza.
Il viaggio è stato lungo, a volte frustrante, ma il risultato ripaga ogni sforzo.
Un quadro ancor più grande inizia a prendere forma.
Pezzo dopo pezzo.
