Cerco nella scatola dei pensieri un oggetto a cui sono molto legato. Rovisto affannosamente tra le probabili improbabilità anche se è più probabile che sia andato perso.
Cerco quei costrutti razionali per definire stati d’animo, emozioni e relazioni. Ma tutto sfugge tra le maglie dell’illogico costrutto mentale. Fori troppo larghi per trattenere il succo del discorso. Calcoli improbabili dei gesti e delle azioni, in una bilancia che vive la sua logica in pesi e misure diverse.
Ed ecco la mia mente cercare una via di fuga pensando a una via risolutiva, estraniandomi da ciò che rimane: solo una futile e sterile corsa verso un’ennesima improbabile logicità.
Uscire da quella gabbia di parole e vivere con passione la vita. Rincorrere anche gli attimi fuggenti. Quelli che sembrano non avere un senso. Espandere l’universo conoscitivo. Dipingere lineedipensiero astratte su un quadro del barocco caravaggesco. Rivedere l’ultimo dipinto per comprendere meglio quale sarà il prossimo. Abbandonare i colori terrosi e fuggenti per un rosso vivo. Costruire un quadro di quadri posizionati con la cura solitamente dedita ad un set fotografico.
Lasciarsi andare senza costruire l’ennesimo Mondrian.
È improbabilmente probabile.