Ricordo ancora bene quel giorno di estatico risveglio. Ti addormentavi sognando il domani. Ti alzavi di fretta. Correvi sotto l’albero dello stupore, alla ricerca di ciò che ti avrebbe donato colui che di rosso vestiva. Tra colorati e luccicanti, il mio gusto per gli insoliti pacchi incartati con carta Kraft, raccontava di me.
Ricordo ancora bene la frenesia dell’incontro, laddove le ruote e la strada si avvicinavano a te. Quando scesi dall’auto pioveva e il pacchetto iniziò a bagnarsi tra le mani. Lo misi maldestramente sotto il cappotto, per proteggerne l’imperfetta fattura. Lo tenni stretto, e in questo tentativo di salvezza, non mi accorsi che la penna viola che tenevo nel taschino ne stesse macchiando l’incarto.
Ricordo ancora bene la forza del dono nella sua più umile e semplice espressione. Vivere la meraviglia del ricevere mi fece comprendere il senso del dare. Osservare attraverso. Guardare verso. Andare verso. Un viaggio in cui assaporare l’aria dolce dell’improvviso, dell’inaspettato. Di quel viaggio ne conosco la meta e la metà. In quel connubio di dare e ricevere vedo il senso piccolo della vita. La simbiosi.
Ricordo ancora bene di aver desiderato di scartarlo subito rimuovendo l’involucro velocemente per arrivare presto al contenuto. Dio sa quanto ne desiderassi l’appartenenza! Il bisogno fece presto strada al sogno, al viaggiare con la mente, al divenire costruendo strade, palazzi, giardini pieni di fiori colorati. Il sogno si fece in breve, incanto e verità, nella sua più magnetica accezione. E io, dal davanzale della mia finestra, potevo guardarne l’intero estendersi nella sua infinità. Con la carta ancora tra le mani, lo spago tra le dita, tutte le mie paure in mille pezzettini per terra.
Smisi di ricordare.
Ripresi il ciclo del dare e ricevere amore.