Camminando tra le vie dell’orto botanico, ripercorro gli stessi passi alla ricerca della panchina vicino al laghetto mentre rossi sorrisi aleggiano nei ricordi. Seduto. Osservo.
Come ninfea vivo il suo esser frutto di gelosia che conduce verso strade infide. Ancorato sul fondo del lago, la mia foglia sottile galleggia nei pensieri. Vivere sul pelo dell’acqua in quadri Monettiani senza orizzonte o riferimenti spaziali crea in me spazi incerti, in divenire. Macchie di colore che lasciano intuire le forme nonostante i contorni non netti.
Disarciono la mia mente dal passato in fuga dalle domande che volgono al silente fare, prima di accartocciarmi come un foglio da buttare.
Comprendere che ieri non è il domani.
Comprendere di costruire senza costrutti.
Comprendere di voler esser leggero come foglia di ninfea.
Attendo che il viola fiore rinasca.