Seduto su una panchina osservo in time-lapse il divenire dei giorni.
Un bambino gioca e sperimenta con un flacone e una bacchetta a forma di cerchio. La fa roteare come un direttore d’orchestra per creare dal nulla una sinfonia magica. Da piccolo, come lui, adoravo giocare con le bolle di sapone. Un soffio ben misurato ne permetteva la creazione. Osservavo con attenzione il loro espandersi nello spazio e il loro divenire spazio. Ammaliante volo dal cangiante spettro cromatico.
Dentro ognuna di esse immaginavo qualcosa che andasse oltre una formula chimica. A chi li guardava come semplici bolle e a chi, come me, vedeva in loro tante piccole vite che vagavano nell’aria. Energie fluide in un fluido divenire, ondeggiano non conoscendo davvero la loro fine.
Qualcuna scoppia subito, alcune vanno su e giù in un volo sinusoidale, altre vanno verso l’alto… ma quelle che più affascinavano erano quelle che si incontravano e si scontravano in uno spazio talmente vasto che sembrava essere davvero improbabile che potesse accadere.
È in quell’incontro che osservo la sinossi metaforica della vita.
Incantevoli bolle di chimica energia si ritrovano a vivere la casualità nel loro fluttuante moto, spinti da una forza che non riusciamo a distinguere mentre essa stessa ci muove già verso l’incontro, magneticamente, una verso l’altra non conoscendo davvero il nostro fine.
Si avvicinano e si allontanano, qualcuno le tocca e le fa scoppiare, alcune vanno verso dove il nostro sguardo si perde, altre si toccano e fondono in qualcosa di più grande divenendo unica bolla.
Restiamo in volo ancora un po’ per vivere un nuovo incontro.