Seduto sul bus osservo quella penna ticchettare sul quaderno degli appunti di fisica, la sua gamba tremolare e il mordersi il labbro inferiore mentre i suoi occhi scorrono le pagine. Sembro sentire l’ansia di quello che forse sarebbe stato il giorno di un’importante interrogazione. Vorrei dire una parola di incoraggiamento a quella ragazza ma resto in silenzio.
Seduto sul muretto, in attesa di un appuntamento, osservo le mani erose dal tempo come i vestiti che indossa e le rughe che solcano il suo viso. Il suo sguardo sembra essere perso nel vuoto mentre le sue dita giocano a far roteare le due fedi che porta al dito. Sembro sentire la sua solitudine mentre tutto intorno scorre. Vorrei sedermi a fargli compagnia e farlo sentire meno solo ma rimango sul muretto.
Seduto sul divano mi soffermo a leggere un post che racconta con un ennesimo selfie e due righe di uno dei soliti aforismi, la vita da madre single. Sembro sentire il dolore di una vita che forse avrebbe voluto fosse andata diversamente, di una malinconica nostalgia di quel che un giorno fu amore e famiglia. Vorrei esortarla a ripartire, a riprendere in mano la sua vita e tornare a gioire, ma non mando nessun messaggio.
Forse sono rimasto troppo seduto. Dovrei oltrepassare la linea del silenzio.