Cadono i petali al soffio leggero del vento.
Resto lì, seduto sulla terra ancora umida dalla notte, sotto l’albero di glicine bianco, senza fretta. Il sole gioca nello spazio attraversando le fronde. Non c’è nulla da fare, né da dire. Solo guardare, con gli occhi rivolti verso l’alto. Sembra nevicare. I petali scendono con una lentezza che pare fuori dal tempo, proprio nel momento della loro massima fioritura. Il mondo, dentro e intorno a me, rallenta per un istante, e scivolo con quei petali: ondeggiando, ruotando, planando… danzando nel cielo cobalto.
Il profumo è dappertutto. Mi avvolge in un abbraccio, legandomi alla natura come una presenza silenziosa, come se ogni suo respiro fosse anche il mio, riportando a terra qualcosa di dimenticato. È forse questo il vero cambiamento? Piccoli petali che sono piccoli moti interiori, apparentemente impercettibili, ma profondi e intensi nella loro costanza.
Chiudo gli occhi.
Non per stanchezza, ma per ascoltare meglio. C’è una quiete in me che non avevo notato prima. Non è silenzio, perché tutt’intorno il fruscio delle foglie mosse dagli uccelli, il canto degli uccelli rivolto a un gatto, il miagolio del gatto che rincorre una foglia, una pietra spinta dal suo passaggio che rotola verso il basso… tutto suona. Ma è come se ogni cosa stesse trovando la sua posizione, prendendo forma in un nuovo equilibrio. Anche dentro di me.
Conservo il momento e l’albero diviene bonsai da custodire in me. Un frammento di quiete che sa vivere anche in quel poco spazio, che crescendo lento, diviene ricordo vivo, che non occupa, ma accompagna.
Forse è questo che cercavo, senza saperlo. Un punto fermo da cui osservare, non per trattenere, ma per lasciare andare. Per capire che non tutto va compreso. Alcune cose vanno solo vissute.
Cadono i pensieri al soffio leggero della consapevolezza.