C’era una volta nella terra del visibilio un bosco meraviglioso in cui andavo a passeggiare. Un giorno compresi che qualcosa stava cambiando.
Nel mio passeggiare, mi fermai ad osservare gli alberi della vita e mi accorsi quanto tutto intorno stesse divenendo sempre più sterile e incolto. Nel mio addentrarmi, vidi rami spogli anche in estate quando, invece, dovrebbero essere rigogliosi. Troppa gente passava in quel bosco con noncuranza.
I passanti, vuoti della propria linfa per lungo tempo, cercavano il modo per attingerne dall’albero a loro più prossimo. Punteruolo alla mano, incidevano le proprie iniziali sul tronco perché potesse colare ancora un po’ di manna, senza rendersi conto quanto ormai fossero logori.
Appena si scoprì un albero ancora fertile, certi che quello avesse ancora qualcosa a cui attingere, se ne raccontò in lungo e in largo. La fragilità di quell’albero divenne merce di scambio per accrescere il proprio ego e sparsero la voce senza comprendere il dolore di quell’incisione. Troppe incisioni per le quali dovettero immediatamente prendere provvedimenti.
Gli alberi persero la loro bellezza…
Tutte le sere, all’imbrunire, con la lanterna di lucciole vago lungo il bosco perché so che lì, nascosta da qualche parte, esiste la bellezza e la bontà della corteccia sotto l’armatura… basta saper guardare tra le fessure di quelle metalliche lastre per scoprire la vera essenza di chi ci circonda.
