Chissà, forse perché sono il mezzano di tre fratelli, ma ho sempre scelto il “medio” come punto di vista.
Vedere il bicchiere mezzo pieno, cercare sempre la mediazione nei conflitti, sentirmi un essere mediocre in bellezza o interesse. Sentirmi grigio il più delle volte e non solo bianco o nero. Il centro e non gli estremi.
Ma quando si parla di verità non riesco ad abbracciare quel punto di mezzo. Non accetto mezze verità perché l’altra metà sarebbero bugie. Ci sono verità o bugie ben distinte.
Per tanti, esser davvero sinceri non è facile. Significherebbe lasciare aperto l’armadio degli scheletri che invece blindiamo come una cassaforte dei segreti. Significa aver coraggio. Vengono costruiti castelli di carte che al primo alito di vento, cadono come foglie autunnali. Ricostruire quello stesso castello, con la stessa sequenza di cuori, quadri, fiori, picche è un’operazione troppo complessa per esser replicata.
Ecco che mi ritrovo nuovamente in quell’essere analitico.
Assisto allora alla nascita verità mutevoli.
Assisto alla morte di una bugia.