Questa mattina mi sono svegliato prima del solito, chiamato da un’urgenza silenziosa.
Uscire dal letto e guardare l’alba.
L’aria fresca della notte si stava già assottigliando, la sabbia fredda regalava quella sensazione insolita e il cielo cominciava a dipingere le prime pennellate di luce.
“Non c’è notte tanto lunga da impedire al Sole di risorgere il giorno dopo.”
Non ero solito pensare per aforismi che spesso divenivano frasi logorate dall’uso, fino a sembrare banali. Eppure, di fronte al cielo che lentamente mutava, quelle parole acquistarono un peso diverso. Non più un aforisma da post instagram, ma un’evidenza di come la vita sia in continuo rinnovamento.
Il chiarore crescente sembrava essere interrotto da stelle cadenti. Gli uccelli già svegli volavano bassi, rapidi, diretti verso i primi compiti del giorno. Nutrire corpo e spirito, cercare frammenti dispersi per un nuovo ordine, curare la propria fragile protezione. Nessuno di loro esitava. Nessuno si chiedeva se valesse la pena. Era un agire naturale, quasi sacro nella sua semplicità.
Mi tornò alla mente Mirai, la piccola pappagallina di una cara amica.
La vedevo ancora, con il suo becco instancabile, seghettare lembi di cartone. Li tagliava con una precisione che pareva calcolata, li intrecciava con ordine e cura. Trasformava frammenti in un’opera fragile eppure sorprendentemente armoniosa.
E fu lì che compresi.
La vita è nient’altro che un intreccio continuo.
Anche noi, come Mirai, raccogliamo frammenti di parole che ci restano addosso, incontri che ci cambiano, ricordi che ci abitano, dolori che ci scolpiscono. Giorno dopo giorno li seghettiamo, li sistemiamo, li disponiamo con pazienza, e con essi costruiamo il nostro nido interiore.
È un lavoro incessante, mai definitivo. Eppure è lì che si rivela la nostra arte, nel trasformare ciò che la vita ci offre, bello o brutto che sia, in un rifugio che ci rappresenta. Costruire e tessere senso dal caos, è ciò che ci rende vivi.
Quel nido non sarai mai perfetto.
Ma sarà unico.