Non aveva volto, ma i suoi contorni mutavano con il mio respiro.
A ogni espandersi del petto, a ogni inspirazione ed espirazione, si dilatava come un palloncino che si gonfia e si sgonfia, mostrando per un attimo il disegno nitido sulla sua superficie, per poi tornare confuso. Come se vivesse di me, ed io di lei.
Una voce, dall’interno, fece vibrare ogni muscolo.
«Mi hai evitato a lungo, ma sono io a tenerti in vita.»
Quelle parole mi colpirono con la precisione di un colpo gentile, lasciando un’eco che ronzava nel petto. Provai a indietreggiare, ma i piedi non risposero. Le parole avanzarono di un passo e ne sentii il tocco freddo, eppure non ostile.
«Ogni volta che tremi, è il tuo corpo che ti avvisa. Resta. Ascolta. Non cercare di zittirmi: impara solo a seguire la direzione verso cui ti spingo.»
Mi sfiorò il viso, come vento. Eppure, in quel contatto leggerissimo, la pelle vibrò, come se un segreto fosse stato pronunciato solo per me.
Intorno, il buio cominciò a farsi liquido, pulsante e le nuvole nella mia mente iniziarono a condensarsi. Le pareti grondavano di pioggia, si muovevano al ritmo del cuore, di un respiro che non apparteneva più solo al mio corpo. Ogni ombra prendeva forma, poi si scomponeva per ricomporsi altrove. La voce avanzò ancora. Ogni passo era un passo dentro di me.
«Non temere» mormorò, ormai distante. «Non sono qui per fermarti. Ti accompagno fin dove hai il coraggio di guardare.»
La sua voce si dissolse come nebbia al sole, e al suo posto rimase un bagliore tenue, dorato. Un chiarore fragile ma vero, che si faceva strada tra le crepe del buio. Allora capii che non cercava di farmi cadere, ma di insegnarmi a restare.
Tese una mano.
In quel gesto c’era qualcosa di umano, di compassionevole. Non protezione, ma presenza. Il mondo attorno cominciò a respirare con me, in un ritmo nuovo, condiviso, profondo. Ogni tremito non era più minaccia, ma prova di esistenza.
Quando mi voltai, non c’era più nessuno.
Solo il silenzio e in mezzo al silenzio, il mio stesso respiro calmo, pieno. Non mi aveva mai inseguito per farmi fuggire, ma per ricordarmi come si resta vivi.
Fu allora che compresi.
E la paura svanì.

