Lineadipensiero fichissima
buccellati

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Quel barattolo della Tupperware era davvero enorme.

Un colosso color avorio che troneggiava sul ripiano della cucina come un presagio. Bastava vederlo, al rientro dal lavoro, per sentire nascere in me quell’eccitazione quieta e infantile. Dentro quei quaranta centimetri di plastica robusta, protetti dal tappo con il disegno a stella, si custodiva un piccolo universo di profumi familiari.

Mio padre aveva preparato i biscotti.
Eppure, dall’esterno non si poteva intuire nulla. O meglio, quali.

Quel barattolo era un segreto chiuso, un invito all’attesa. Aprirlo richiedeva una manovra precisa, una spinta con la mano, e subito il coperchio si sollevava liberando un’onda di aromi. Ogni volta era come spalancare il vaso di Pandora, ma al posto dei mali del mondo uscivano dolcezza, infanzia, consolazione.

Ricordo ancora quella sera in cui trovai i buccellati.

L’esplosione dei fichi tritati, il cioccolato spezzettato grossolanamente fuso in piccole venature, le mandorle tritate, il tocco del vino rosso, l’aroma d’arancia che sembrava raccontare una storia antica, i canditi, le noci… Tutto racchiuso in una frolla che sapeva di casa e di mani pazienti. Era un biscotto, eppure mi sembrava un rito, un gesto d’amore travasato in ogni morso.

Oggi quella ricetta l’ho ritrovata tra le mani. Una vecchia agenda usata come ricettario.
Un’eredità che chiede di essere custodita come custodisco gelosamente la scatola di latta dei suoi attrezzi.

La riproduco con cura quasi devota. Replico i gesti minuziosamente, peso gli ingredienti con un’attenzione che sfiora la nostalgia, uso la sua “nonna papera” consumata dal tempo, il pennello con cui spennellava l’uovo prima di infornare. Uso la sua amorevole cura. In ogni movimento cerco la sua calma, le sue mani, la sua magia, la dedizione silenziosa con cui trasformava ingredienti semplici in un gusto armonico.

Mentre impasto, sento che quel barattolo avorio esiste ancora, da qualche parte nella memoria, pronto a riempirsi di nuovo.
Ed è fichissimo.

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Lineadipensiero è un diario iniziato nel 2012 con l’unico scopo di provare a liberare la mia creatività attraverso i testi.  Sono semplici storie di introspezione, fantasia, immaginazione di un vecchio bruto, brutto e barbuto innamorato dell’arte metafisica, astratta e contemporanea.
Mi piace giocare con le parole come fossero dei colori; accostamenti, distonie, armonizzazioni volte a creare un quadro tra la realtà e l’astrazione della stessa