Fidarsi: darsi un “fi”.
Una parola così piccola che detta così potrebbe sembrare poca cosa. Solo due lettere. Mica “supercalifragilistichespiralidosodarsi”. Ma in quel “fi” ci vedo un’infinità di cose. Se fossi un musicista potrebbe essere l’ottava nota dell’armonia del sogno. Se fossi un matematico potrebbe essere la costante dell’amore. Se fossi un chimico potrebbe essere il centodiciannovesimo elemento della tavola periodica della felicità.
Ed ecco elevarsi a simbolo di qualsiasi relazione amorosa o amichevole. La linea della “f” curva nello spazio accompagnata dalla “i”, sua terza in dimensione. Due lettere che si legano in un’unica armonica figura e che fanno la differenza in quel “darsi”.
Meglio non lasciare posto ad un “accomo” o ad un “ben” prima del darsi. Scegliamo un “ricor” che ci conduca a quel “fi”. E se non dovessimo riuscirci, sarà stato almeno un darsi.