Lineadipensiero che ero
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Non sono più io.

Nessun boato, né lampo. Solo silenzio e consapevolezza che qualcosa sia cambiato o forse semplicemente si sia spento. Piccole foglie cadute che singolarmente non hanno né volume né peso apparente, ma nel loro sommarsi hanno tappezzato il prato non permettendo al sole di scaldare il terreno e far germogliare nuovi prati. Le foglie cadono. Una a una, lente, senza clamore. Non c’è rabbia in questa perdita, solo un senso di stanchezza. Di inevitabile. Come se l’albero sapesse che deve spogliarsi per continuare a vivere.

Frutti del passato appesi ad un albero che sembra ormai indebolito sotto il peso dei suoi stessi rami sebbene privi di foglie. Un albero che conosco bene, piantato con le mie stesse mani tanti anni fa. Ha retto bene sole e pioggia, attraversando le stagioni quasi immune. Ha dato frutti e li ha distribuiti a chi si sedeva sotto la sua ombra, tra le radici che emergevano dal terreno.

Eppure quei frutti nel tempo hanno perso colore e lucentezza. Sono ricordi, ormai di un tempo rigoglioso. Esperienze, amori, parole dette mille volte nella mente. Oggi mi sembrano appesantiti, come se chiedessero di essere lasciati andare, di cadere sul tappeto di foglie incapaci di sostenere lo sforzo attraverso il sottile peduncolo.

Mi sono aggrappato a lungo a ciò che ero. Ai gesti che mi definivano, ai ruoli e alle idee che mi ero cucito addosso. Ma adesso mi stanno stretti, o forse sono io che sono diventato altro. Mi sfugge il nome, la forma, il colore. So solo che non posso più fingere di essere lo stesso. E per la prima volta, questo pensiero non mi spaventa né mi ferisce. Sì, perché ogni nascita è preceduta da una morte. Ma sotto la corteccia ruvida e secca, sento ancora linfa scorrere come acqua di fiume di montagna. Qualcosa si muove, come una promessa.

È ciò che sento raccontarmi spesso tra la gente, nel mio cammino da viandante.

Anche a me, più volte, è venuto da pensare: “Non sono più io.”
Che il passato e gli eventi mi avessero trasformato, come quell’albero.

E invece, io sono.
Diversamente consapevole.

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Lineadipensiero è un diario iniziato nel 2012 con l’unico scopo di provare a liberare la mia creatività attraverso i testi.  Sono semplici storie di introspezione, fantasia, immaginazione di un vecchio bruto, brutto e barbuto innamorato dell’arte metafisica, astratta e contemporanea.
Mi piace giocare con le parole come fossero dei colori; accostamenti, distonie, armonizzazioni volte a creare un quadro tra la realtà e l’astrazione della stessa