Per caso, cos’è il caos?
Forse è il luogo segreto in cui il caso, smarrito nella sua incomprensione, trova il coraggio di evolversi cambiando una vocale per diventare casa.
Immagina.
Una porta che non si apre con chiavi né serrature. Non ha pomelli, né maniglie, né le solite cerniere che ti suggeriscono se spingere o tirare. L’unica certezza sono i passi incerti, la disponibilità a perdersi. È lì che il buio non spaventa, perché ti invita ad ascoltare i rumori nascosti delle cose, il battito del tuo cuore, l’eco di ciò che non sai ancora nominare.
Attraversa.
Nella casa del caos ogni oggetto sembra gettato a caso. Sul pavimento ostacolano il cammino, eppure, se guardi bene, ognuno ha un posto che gli spetta. Tocca a te ordinarlo, non per costringerlo, ma per riconoscerlo, e così fare sentiero. Sono gesta di cura raccogliere, spolverare, rimettere a posto. Dare senso al disordine senza cancellarne la vita.
Vivi.
Allora il caos si rivela non solo come un ammasso di pezzi sparsi, ma un giardino selvatico che attende di essere coltivato. Ti accoglie come una casa antica che non conoscevi, eppure sembra sapere già tutto di te. Puoi camminarci senza accendere la luce, senza allungare le mani a cercare il confine delle pareti. Così, dove ti sentivi perso, ti scopri accolto. Dove vedevi solo ombra, intravedi bagliori. Dove tutto era spezzato, nasce un disegno. Bastava collegare i punti con una lineadipensiero.
Forse è questo il segreto del caos. Diventare casa quando tu decidi di abitare la sua imperfezione, e di renderla più bella, un dettaglio alla volta. Appendi una cornice vuota, raccogli dei fiori secchi, accendi una foglia d’incenso, metti un centro tavola all’angolo.
Apri le finestre.
Guardati dentro.
Sii caso, cosa e caos.
Sii casa.

