Dal caos nasce l’ordine. Inversamente da quanto accade all’esterno, riesco a trovare ordine dei pensieri nel mio passeggiare. Sono le 8 di mattina e i banchi sono già pieni. Riconosco le solite voci e i soliti profumi del mercato della “Vucciria” che ho imparato a conoscere grazie a mio padre. Conosceva i mercanti. Conosceva Palermo.
Passeggiare su quelle “balate” è un viaggio asincrono tra i ricordi. E come spesso accade, mi perdo. Tutto intorno si zittisce mentre il mio sguardo rimane fisso su una bilancia. Svuoto le tasche di ciò che mi sono perso e sull’altro piatto ripongo il mio essere oggi.
Ho iniziato a lavorare troppo presto. La mia estate era dietro un bancone a render felice la gente con un nuovo cocktail inventato. I miei weekend invernali erano un continuo roteare shaker. Non c’era spazio per gli amici. C’era spazio solo per le mie responsabilità. A 20 anni fuggii a Torino, con le pagine gialle tra le mani, un book improvvisato sotto braccio, a cercar lavoro nelle agenzie di comunicazione. Ci rimasi 11 anni nella prima agenzia che mi accolse. Iniziava con la A. A 22 anni ero già responsabile della parte creativa dell’agenzia.
In pochi anni raccolsi tante gratificazioni, soldi e consapevolezza.
Mi accorsi che qualcosa mi era sfuggita tra le mani. La mia adolescenza.
E mi pesa.