Piove. Finalmente!
Piove sull’orto.
Le prime gocce si posano leggere, quasi esitanti, come se avessero paura di svegliare la terra addormentata. Poi, via via, diventano ritmo, tamburo, respiro. L’orto beve con allegra gratitudine nel tremore delle foglie, il terreno si scioglie in soffice tappeto, le radici si stiracchiano nell’abbraccio fresco dell’acqua. Oggi non serve la mia mano premurosa. Posso affidarmi, per una volta, al ciclo antico e silenzioso che governa ogni germoglio.
Non dovrò abbeverare per oggi. Ci penserà la natura.
Piove su di me.
L’acqua attraversa le trame e scivola lungo la pelle come un invito a deporre l’armatura quotidiana. Non devo più fingere forza sotto un sole che brucia. Non devo cercare nuove armonie per strappare energia a una luce a volte troppo severa. Mi lascio lavare, mi lascio cadere, come se la pioggia fosse una carezza che mi libera dall’obbligo di resistere. MI accompagna nella fluidità del giorno che viene e divengo pioggia sotto la pioggia. Suono scrosciante di ogni emozione.
Non dovrò danzare al sole per oggi. Ci penserà la natura.
Piove sui miei pensieri.
Su quelle ombre che non so sempre nominare, su quelle parole che restano sospese e non trovano casa. Ho cercato più volte di mettere dentro il cassetto, dentro un comò, dentro un armadio. Ma poco è cambiato nel loro permanere all’interno di uno spazio che non voglio più dare. La pioggia li prende e li porta via, li scioglie in rivoli che si incanalano nel passato e corrono altrove, lontano. Non devo forzarli, non devo spingere, non devo essere corrente ne vento che muove. Si scioglieranno nodi che io non sapevo più sciogliere.
Non dovrò lasciare andare da solo. Ci penserà la natura.
E in questa resa scopro la forza di affidarmi, di accettare che esistono mani invisibili che nutrono, curano, lavano. La pioggia mi restituisce a me stesso, come se ogni goccia mi sussurrasse che non tutto dipende dal mio peso, che posso, per un attimo, lasciare andare.
Piove. Finalmente!

