Il tempo trascorse lento, quasi inesorabile.
Lì, fermo a quella fermata del 7 che sarebbe dovuto passare alle 22:39, ci passai l’intera notte.
I primi minuti furono semplici. Nonostante pretendessi dal mondo una puntualità pari alla mia, sapevo che non tutti vivono lo stesso concetto di tempo. A volte non è nemmeno questione di rispetto, ma semplicemente un modo diverso di attraversarlo.
Poi vennero le mezz’ore, poi le ore intere. Il freddo risaliva dai piedi e si faceva pensiero. Le luci dei palazzi si spegnevano una a una, come finestre su cui non mi sarei più affacciato.
Mi alzavo, mi posizionavo al centro della strada nella speranza di vedere, in lontananza, il numero svettante e illuminato procedere verso di me. Ma nulla. Tornavo a sedere e scorrevo il mondo attraverso il cellulare. Accavallavo la gamba destra sulla sinistra. Poi le invertivo. Poi poggiavo la schiena sul cartellone pubblicitario di una mostra di Dalí, sbiadito dal tempo. Surreale, come appariva il momento vissuto. Avrei potuto riprodurre con esattezza millimetrica ogni disposizione dei testi, la dimensione e la tipologia dei font.
Aspettavo qualcosa che non sarebbe più arrivato. Forse sta girando l’isolato e arriverà da un’altra direzione.
Poi, finalmente, in lontananza lo vidi arrivare. Nonostante fosse ancora molto distante, alzai il braccio per prenotare la fermata. Lo muovevo, quasi sbracciandomi, incredulo. Ma man mano che si avvicinava, il mio gesto rallentò, fino a fermarsi del tutto.
Era la linea 1, di ritorno verso la rimessa dei bus.
L’autista si fermò comunque. Aprì la bussola solo per disilludermi con una frase netta:
“Guarda che la linea 7 è stata soppressa la scorsa settimana… è scritto anche nel display, lì in alto.”
Poi richiuse i battenti della speranza. Mi sentii stupido nel sapere che sarebbe bastato spostare il punto di vista per evitarmi quell’attesa.
Non sempre ciò che parte ha in mente un ritorno. Ero lì, non solo a una fermata, ma in quel punto esatto dove si smette di sperare e si comincia a capire.
Riposi il biglietto in tasca.
Andai a piedi ammirando la luna e le stelle disposte nel loro ordine primordiale.