Ancora un attimo.
Aspetta ancora un attimo e potrai entrare.
Bastarono pochi secondi perché si udisse lo sfrigolio dello stoppino.
Il vetro tremolava leggermente, riflettendo il movimento vivo della fiamma. Il profumo di vetiver si diffuse ovunque, negli angoli, negli spazi, nei pensieri. Come un tessuto caldo di terra, con sfumature affumicate e verdi, divenne balsamo per i sensi. Un odore che sapeva di radici speziate, capace di ristabilire un contatto intimo con la propria sensualità. Aleggiava lieve, nella tranquilla onda del sé.
L’Oceano di Cacciapaglia cresceva piano. Le note si allungavano come dita in cerca di qualcosa nel buio, mentre ogni goccia d’acqua che cadeva nello spazio bianco della vasca suonava come un pensiero che prende forma, fondendosi con il pentagramma di sottofondo. L’umidità dell’aria, morbida e soffice, accarezzava la pelle con la delicatezza del vapore e il peso dell’attesa.
Era quasi tutto pronto.
Arrestai lo scorrere dell’acqua. Attesi che il moto si placasse, che si trasformasse in una superficie lucida e immobile. Lasciai cadere gocce di eucalipto. Una alla volta. Restando ad osservare le onde concentriche espandersi, svanire, tornare silenzio. Le note pungenti, vibranti e taglienti si unirono alle cromie del vetiver.
La luce della candela continuava la sua danza, disegnando ombre incerte sulle pareti, come onde di fumo che si rincorrevano e si frangevano, per finire la loro corsa in un abbraccio. Mi sembrava di sentire il legno del parquet sotto i piedi espandersi e contrarsi, respirare lentamente insieme a me. Il cuore batteva un poco più forte, ma senza fretta. Tutto era pronto. Eppure non entravo.
Solo un altro respiro.
Solo un altro attimo.
Adesso puoi.