L’uomo creativo è sempre stato uno dei miei giocattoli preferiti. Di metallo freddo e scintillante, nasconde all’interno piccoli meccanismi che lo facevano muovere e che si scaldavano al loro roteare. Portava con se una piccola valigia dei sogni. Nessuna musica da carillon se non il suono quasi impercettibile degli ingranaggi ben oleati.
É stato uno dei primi regali ricevuti sotto l’albero della consapevolezza. Osservare il mondo nei suoi più piccoli dettagli era il modo per far girare la chiave. Ed eccolo muoversi.
I suoi passi mi conducevano in una stanza della mente dove creavo, dipingevo, scrivevo…immaginavo. Poi bastava chiudere gli occhi e tutto il resto veniva da se nel momento in cui li riaprivo. Dovevo solo mettere su tela o su carta ciò che avevo visto. Finché un “dling” mi risvegliava. I giri della molla erano terminati in attesa di un nuovo impulso.
Cric, cric , cric… Ad ogni giro di carica, gli ingranaggi ormai vecchi e logori, fanno sempre più fatica a partire. Sono diventati gracchianti nel loro girare e ogni tanto ci va un colpetto per farlo camminare.
Forse andrebbe oleato nuovamente…o semplicemente riposto nel cassetto.