Viviamo in un tempo talmente dinamico da farci perdere la capacità di ascolto e di esser ascoltati.
Conversando seduti uno di fronte all’altro, le nostre teste si affollano di pensieri, ansie, preoccupazioni, ego e diniego di noi stessi.
In un gioco egocentrico, diveniamo quella televisione che non riceve più il segnale, quel canale che non esiste, quel brusio di pixel bianchi e neri.
Quel rumore bianco, ovattato, che respinge e azzera gli impulsi esterni. Ogni voce vicina e lontana viene coperta. La mia voce urla per farmi sentire vivo e presente. Ma nulla. Il rumore della TV è troppo alto. Ho paura di perdere il segnale anche io e divenire l’ennesimo brusio.
Mi alzo dalla poltrona.
Cerco il telecomando per fare auto-zapping…
Ecco un programma di nuvole con sottofondo la musica di Philip Glass. Ecco un sogno. Resto in ascolto nella speranza di esser ascoltato.