Solchi nel volto di un anziano che mi racconta la sua vita di sacrifici tra pascoli. Quei solchi che hanno il sapore del sole e della terra. Quel sole che in estate scalda fino a bruciare le papille gustative della pelle. E come acqua di fiume, ti erode e ti scolpisce a sua immagine e somiglianza, creando volti dal sapore tradizionalmente arcaico. Volti del sapere.
Resto ad ascoltare la prosopopeica vita di un contadino, la cui filosofia spicciola condensa verità sublimi da trasmutare in insegnamenti tibetani. I suoi sorrisi accentuano quei solchi. I suoi solchi accentuano le sue emozioni. Le sue emozioni rigenerano la vita del giorno dopo.
Tra le mani mi ritrovo tanto per nulla.
Deludente.
E pensare che basterebbe qualche mucca, due pecore e tre galline per per un sorriso.
E pensare che basterebbe davvero poco per essere felici.