Siamo al nono giorno.
“Chissà cosa avrà combinato stanotte” mi chiede Carolina.
Ah boh, fa sempre pasticci.
Zenzero tutte le notti gira per casa per combinare qualcuna delle sue marachelle. Non si fa vedere né sentire, ma al nostro risveglio troviamo sempre qualcosa in disordine. È stato mandato da Babbo Natale per farci compagnia in questi giorni, fino al suo arrivo. Carolina lo immagina muoversi in punta di piedi, come un piccolo acrobata silenzioso, capace di arrampicarsi ovunque senza lasciare traccia del suo passaggio, tranne il risultato delle sue idee bizzarre.
Stamattina lo troviamo sul tavolo della cucina, circondato da cucchiaini e tazzine impilate in una torre precaria. Sembra quasi fiero del suo capolavoro traballante. Ieri invece aveva deciso di “decorare” il corridoio con fili di lana rossa, trasformando il passaggio in una ragnatela nella quale io stesso, ancora assonnato, sono rimasto imprigionato. Carolina ride ogni volta che ricorda il mio tentativo imbarazzante di liberarmi.
C’è qualcosa di tenero nelle sue trovate.
Come se ogni pasticcio fosse un messaggio.
“Sono qui, non dimenticatemi”.
E forse è proprio così. Forse Babbo Natale ce l’ha mandato per farci rallentare, per ricordarci che l’attesa non è solo aspettare, ma guardare le piccole cose che accadono intorno. Carolina lo capisce bene. Ogni mattina corre a cercarlo prima ancora di fare colazione, convinta che dietro ogni gesto di Zenzero ci sia una storia segreta che solo lei può decifrare.
E mentre la casa si riempie dei suoi scherzi, mi accorgo che ci affezioniamo sempre di più a quei disordini inattesi. Perché sono leggeri, spontanei, imprevedibili. Un po’ come i momenti che davvero ci restano impressi, quelli che non programmi, che accadono e basta, e proprio per questo diventano preziosi.
Così, osservando le piccole marachelle di Zenzero, capisco che anche noi, ogni giorno, lasciamo in giro qualche disordine dell’anima. Scelte sbilenche, tentativi coraggiosi, deviazioni improvvise. Eppure, a volte, è proprio da lì che nasce il bello.
Perché nella vita capita di fare scelte che sembrano pasticci.
Pasticci, sì… ma amorevoli.

