Lineadipensiero infuocata
infuocata

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C’è un fuoco in me.
Non lo vedono in molti, ma io sì.

Lo sento muoversi sotto la pelle, come una creatura viva che si risveglia e chiede spazio. Arde e brucia con i suoi mille colori dal rosso vivo delle prime passioni al viola audace e profondo dei pensieri che non trovano pace, passando per i gialli instabili dei giorni in cui tutto sembra possibile.

È una fiamma che sa scaldare e fare luce, ma che a volte acceca.
Per lungo tempo ho lasciato che bruciasse senza misura.

Divorava tutto. I sogni che mi costruivo di notte, le parole che non dicevo, le strade che non sceglievo. Ogni nuova tappa diventava cenere prima ancora di essere vissuta. Non distinguevo più se quel fuoco fosse mio o se fossi io a bruciare dentro di lui. E mentre ardevo, chiamavo forza ciò che forse era solo fuga. Chiamavo il vento perché mi portasse altrove.

Poi, un giorno, il fuoco si è spento. Non con un urlo, ma con un sospiro di leggerezza. Sciolsi la cenere in poca acqua e ne feci tinta per la pelle. All’inizio ho creduto fosse la fine. Il silenzio che restava mi faceva paura. Un silenzio che sapeva di vuoto, di resa. Ma poi ho capito che non era morte. Era riposo.

Il fuoco, dopotutto, non chiede molto per nascere. Non chiede molto per nascere. Non ha bisogno di benzina né d’alcol, non serve un rituale o un richiamo. Basta un legnetto sfregato su un altro legnetto. Un piccolo batuffolo di spiga e paglia ad accogliere quella prima fioca scintilla e poi un soffio leggero e controllato, un gesto, un pensiero che si accende contro il buio. E in quel minimalismo essenziale può nascere la fiamma che sarebbe capace di incendiare un mondo.

Nel grigio delle ceneri, tra i legnetti consumati nel tempo, ho trovato un’altra forma di calore e colore, più quieta, più consapevole. Il fuoco non era scomparso, si era solo ritirato, in attesa che io imparassi a custodirlo senza distruggere. Ora so che non serve bruciare per sentirsi vivi. Basta imparare ad ardere con misura, a tenere accesa la scintilla senza perdere sé stessi. E se un giorno tornerà a infiammarsi, so che non lo temerò più.

Perché ogni fuoco, se ascoltato, non brucia.
Trasforma.
E sarà nuova armonica nota.

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Lineadipensiero è un diario iniziato nel 2012 con l’unico scopo di provare a liberare la mia creatività attraverso i testi.  Sono semplici storie di introspezione, fantasia, immaginazione di un vecchio bruto, brutto e barbuto innamorato dell’arte metafisica, astratta e contemporanea.
Mi piace giocare con le parole come fossero dei colori; accostamenti, distonie, armonizzazioni volte a creare un quadro tra la realtà e l’astrazione della stessa