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nascosta

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Chi sei?

Giunse voce nella vallata che qualcuno, tra i monti dell’Alterego, avesse intravisto una gemma mai vista, prima che le piogge di settembre tornassero a coprirne il riflesso. Non era una pietra qualsiasi. Si narrava che fosse lì da tempo immemore, come un segreto custodito dalla terra stessa, protetto dal muschio, dall’ombra e dall’ambra. Nessuno, però, ne aveva mai scorto la vera forma.

Si diceva che quella gemma fosse un’essenza fatta di luce e silenzio, di riflessi profondi e saggi come laghi appennini, tra i monti Iere e Dinebro. Viveva immobile nel cuore del costone, al centro di quella terra di sole e spighe d’oro, eppure vibrava di vita trattenuta, come un respiro mai concesso fino in fondo.

Fu il fruscio delle gazze ladre a destare sospetto. Attratte da un bagliore impercettibile, si posarono tra le felci e i rovi, e con colpi rapidi di becco iniziarono a smuovere la terra. Il vento portava l’eco dei loro richiami argentei, e il terreno attorno si incrinava, lasciando filtrare raggi sottili di luce. Nella valle, come un passaparola che cresce di bocca in bocca, correva un sussurro.

«Chi sei?»

Lo domandavano i pastori che guidavano le greggi lungo i sentieri, lo mormoravano i viandanti che si fermavano ad abbeverarsi alle fonti, lo gridavano persino i bambini che rincorrevano le rondini al calar della sera.

Ma la gemma non rispondeva. Solo i suoi riflessi sembravano mormorare storie di attese, di veli sovrapposti, di desideri mai del tutto ammessi. Sembrava vicina a mostrarsi, a lasciare che la sua luce traboccasse. Eppure la montagna è fedele solo a sé stessa. Una nuova pioggia, torrenziale e imprevista, scivolò lungo i versanti. Il cielo si fece scuro come ferro, e un rombo cupo annunciò la frana. Ciò che stava per svelarsi fu nuovamente celato. La luce che prometteva di espandersi in tutta la sua bellezza tornò nel grembo dell’imprevedibile, avvolta dall’acqua e dal fango.

Eppure, chi aveva intravisto anche solo un frammento non poté più dimenticarlo. Nella memoria di chi vide brillare quella gemma rimase una domanda che non si placava.

Chi sei, gemma?
Chi sei, tu nascosta tra le pieghe del tempo?

Giunse nuovamente il mese delle piogge nella vallata.

Un viandante, noto per essere distratto e maldestro con i più, attese il giorno in cui il costone avrebbe ceduto di nuovo. Con passo lento e la sua lanterna, percorreva le stesse mulattiere che aveva calcato decine di volte, ascoltando il mormorio dell’acqua nei fossi, cercando nei segni della terra un presagio. Non desiderava una pietra, ma il volto vivo della gemma che attendeva da secoli di essere chiamata per nome.

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Lineadipensiero è un diario iniziato nel 2012 con l’unico scopo di provare a liberare la mia creatività attraverso i testi.  Sono semplici storie di introspezione, fantasia, immaginazione di un vecchio bruto, brutto e barbuto innamorato dell’arte metafisica, astratta e contemporanea.
Mi piace giocare con le parole come fossero dei colori; accostamenti, distonie, armonizzazioni volte a creare un quadro tra la realtà e l’astrazione della stessa