Quelle parole giunsero a me inaspettatamente attese.
Non sapevo cosa attendermi eppure avevo creato spazio per accoglierle. Arrivarono senza preavviso, come un temporale improvviso e sei senza l’ombrello. Colsi i segnali nel percepito e, nonostante l’incertezza, trovarono subito posto, come l’ultimo pezzo di un puzzle.
Mi attraversarono come eco di un mare invisibile. Non lo vedi, non lo tocchi, ma senti il respiro salire dall’orizzonte e scivolare tra i cespugli di bouganville. Promessa che si annuncia prima di mostrarsi. Così quelle parole divennero onde che non chiedono spiegazioni.
Scoprii allora quanto la memoria sappia rispondere all’improvvisazione. Bastò un dettaglio e mi ritrovai immerso nel ricordo di un profumo integro e pungente di un albero di cui non ho mai saputo il nome. Non è strano? Alcune presenze durano, e in quel durare parlano più di mille parole. Così mi ritrovo sospeso tra il troppo e il poco. Non so dire se ho ricevuto più di quanto potessi contenere o meno di quanto desiderassi. Mi sento come una lacrima che non sceglie. Pesante abbastanza da scendere, ostinata abbastanza da restare. Un confine fragile che trattiene in bilico.
In questo spazio abita un giorno che sembra uguale agli altri e invece non lo è. Porta con sé il fulmine che frattura il presente in un binomio nitido. Speranza leggera come vela, consapevolezza come pietra che affiora dal ruscello. Una invita a guardare avanti, l’altra a non dimenticare da dove vengo. Forse è il bello del cammino.
È ora che vada.
Non perché mi attenda un nuovo approdo, ma perché restare non è più possibile. È una necessità silenziosa. Non c’è amarezza in questa partenza, ma gratitudine che si allarga piano, come un raggio di sole che filtra tra le nuvole. Porto con me quel ricordo fertile, vivo, intatto come una fotografia che non chiede cornice ma la semplicità di un filo e una molletta.
Ed è così che scelgo di ricordare. Lascio che suoni, colori e profumi diventino custodi di ciò che è stato. Perché la bellezza, quando è autentica, non ha bisogno di fermarsi in un luogo ma continua a vivere in noi.
Come il mare che si sente prima ancora di vederlo.