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L’estro di un verso con tanto intro.

Il percorso da dentro a fuori è sempre stato complesso nelle sue dinamiche. Forse per via di fallimenti o illusioni disattese, più volte mi sono ritrovato a preferire il non fare al fare.

Non è che mancassero idee anzi, a volte erano troppe. Mi ritrovavo con la mente affollata di possibilità, di slanci interrotti, di progetti abbozzati sul margine di un quaderno o di una giornata. Ma ogni volta che cercavo di dar loro luce, qualcosa si inceppava, come se mancasse l’ultimo ingranaggio per mettere in moto il moto. Tutto si bloccava nel passaggio dall’intenzione all’azione. Un freno silenzioso.

Col tempo ho imparato a riconoscere il pezzo mancante. Ha il sapore della paura di non essere abbastanza. O peggio: di essere perfettamente visibile proprio nel momento della mia esposizione più vera. Allora, meglio restare fermi. Non fare. Non esporsi. Mi chiedevo spesso da dove nascesse questa fatica del mostrarsi, e se fosse davvero paura. O forse, più a fondo, un voler restare nella penombra dei pensieri, dove nessuno potesse toccarmi.

A volte cercavo di ingannarmi con la promessa di un domani più adatto, più calmo, più propizio. Ma in fondo sapevo che quel domani era un riflesso sull’acqua prima di un acquazzone: una forma elegante di procrastinazione emotiva. E restavo. Ascoltando il rumore delle gocce di pioggia…

Quante cose lasciate così, nel limbo tra l’essere e il non essere. Idee, parole, incontri. Persino una versione di me che forse non ho mai avuto il coraggio di diventare.

Cambiai visione ascoltando un’intuizione: non mi sarebbero pesati gli sbagli nel tentare, ma tutto ciò che non avrei fatto per paura di sbagliare.

Mi sbaglierò, forse. Ma continuo a fare.
Attraversando ancora una volta lo specchio, per scoprire cosa si cela oltre.

Vado.
A presto.

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Lineadipensiero è un diario iniziato nel 2012 con l’unico scopo di provare a liberare la mia creatività attraverso i testi.  Sono semplici storie di introspezione, fantasia, immaginazione di un vecchio bruto, brutto e barbuto innamorato dell’arte metafisica, astratta e contemporanea.
Mi piace giocare con le parole come fossero dei colori; accostamenti, distonie, armonizzazioni volte a creare un quadro tra la realtà e l’astrazione della stessa