Lineadipensiero a tempo
tictac

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Tic.

Uno spazio indefinito prima del tac. Mi sono sempre chiesto cosa ci fosse tra l’uno e l’altro. Cosa potesse accadere in quel lasso di silenzio.
Forse troppi pensieri, o troppo caffè, mi regalarono e mi relegarono in un’ennesima notte insonne.

Per lungo tempo odiai quell’orologio a pendolo lasciato da mio nonno.
Mi ricordava la goccia d’acqua che stilla dal lavello. Ininterrotto. Costante. Perpetuo. Invadente. Ma quella notte, lì seduto accanto, il suo moto divenne catartico. Il suo battito lento era l’unica cosa viva nella casa addormentata.

Tac.

Un pensiero balenò nella mente, come se fossi stato ipnotizzato. Mi chiesi se il tempo si aprisse proprio lì. Uno spiraglio. Una fessura microscopica nella realtà, dove tutto poteva accadere o niente.

Tic.

Mi addormentai.

Tac.

Al risveglio, il pensiero svanì. Ma il gioco era cominciato. Avrei cercato ancora quello spazio-tempo del surreale. La notte dopo tornai lì. Sulla poltrona. Accanto al pendolo. E quella dopo ancora. Sempre alla stessa ora: le 00:05.

Sembrava che il mondo intero trattenesse il fiato a quell’ora. Nessuna macchina, nessun cane. Solo il pendolo. Solo me. E quello spazio circoscritto e, al contempo, infinito.

Tic.

Chiusi gli occhi. Non più vuoto. Sentii un calore sottile sul collo. Come una carezza d’aria, un tocco quasi impercettibile, eppure presenza solida.
Aprii gli occhi. Niente. Ma giurai di aver udito un sussurro. Come il mio nome, pronunciato da qualcuno che non conoscevo, eppure mi conosceva.

Tac.

Il silenzio ricadde, come una porta richiusa in fretta con grande frastuono.
Il risveglio dalla metà tarsìa.
Da quella notte in poi iniziai a vivere per quel momento, trasformando il giorno in attesa, una preparazione al varco. La notte avrei avuto accesso
al mondo tra un tic e un tac. La notte potevo percepire qualcosa che mi mancava da sempre.

Una promessa.
La mia vita aveva ancora qualcosa di sottile bellezza da raccontare,
celato nello spazio tra un Tic e un Tac. Ne avevo dimenticato l’essenza. Avevo dimenticato il mio io interiore.

Raccontai.

Tic.

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Lineadipensiero è un diario iniziato nel 2012 con l’unico scopo di provare a liberare la mia creatività attraverso i testi.  Sono semplici storie di introspezione, fantasia, immaginazione di un vecchio bruto, brutto e barbuto innamorato dell’arte metafisica, astratta e contemporanea.
Mi piace giocare con le parole come fossero dei colori; accostamenti, distonie, armonizzazioni volte a creare un quadro tra la realtà e l’astrazione della stessa