È per me? Davvero?
No dai, non posso accettarlo!
Quella strana arroganza che vive nella sottile e silenziosa singolarità del rifiutare ciò che ci viene offerto. Come se ogni dono, ogni incontro e ogni occasione fossero sottoposti al vaglio del nostro giudice interiore, che decida se siamo degni o meno. Come se dovessimo dimostrare, ogni volta, di essere meritevoli.
Ma chi siamo noi per elargire giudizi sull’altrui intelligenza?
Il mondo intorno a noi danza tra caos e bellezza, in quell’imperfezione che ha il sapore del mistico. Eppure, continua ad offrire proprio quando meno ce lo aspettiamo.
A chi si nasconde nell’ombra, offre una luce. Una nuova possibilità, una nuova magia da tenere tra le mani incrociate. Qualcuno, a pochi passi da te, ha aperto il barattolo delle lucciole: non ti resta che seguirle per scoprire quale parte del bosco ti si svelerà. Forse saranno risposte a domande che non ti eri ancora formulato, o magari saranno conferme di ciò che credevi incredibile e irraggiungibile. Perché possa mutare la tua incredulità.
Non accogliere è un atto di chiusura che confina l’essere in un io separato, distante dalla vita. È un rifiuto dell’interdipendenza, una negazione della trama sottile che ci lega a tutto. E lì, con il nostro scuciasole, cerchiamo di separare i fili di quella trama, tentando di annullarne l’esistenza stessa.
Sarebbe stupido non riconoscere che l’intelligenza del vivere non sta nel controllo, ma nell’ascolto. Sarebbe altrettanto cieco negare la bellezza delle emozioni. Senza imporre un senso al mondo, dovremmo lasciarci toccare dai sensi che il mondo ci suggerisce. Ciò che ci viene offerto, anche quando appare incomprensibile, può essere un seme. E chi rifiuta un seme perché non ne vede ancora il frutto, dimentica che ogni albero comincia invisibile.
Il mondo ci fa l’occhiolino.
Un cambiamento d’aria, una risata condivisa con un perfetto sconosciuto, una nuova emozione dimenticata nel tempo, un attimo in cui tutto sembra avere senso senza doverlo spiegare. Eppure, tante volte, chiudiamo la porta per orgoglio, per prudenza, per non doverci disilludere… per paura. Convinti che, se qualcosa arriva con troppa facilità, dev’esserci sotto qualcosa.
Ma a volte, basta un un secondo per ricordarci che non ci siamo mai guardati in fondo. Anche se lontani, distrattamente, alcune notti, nonostante la paura, le mie labbra cercano il mare per viverne l’immensità dal sapore di salsedine. E confesso di averci pensato.
Finché non decido di immergermi e comprendere che è proprio quella facilità che va onorata con gratitudine. Perché il mondo non sempre ci mette alla prova. A volte, semplicemente, ci invita ad aprire la scatola per scoprirne la magia.
Grazie a te.
Grazie a me.