Ti lascio acceso il fuoco di un abbraccio. A te, che stai leggendo queste parole scritte sul muro con la pietra rossa. L’ho raccolta al fiume che si trova a nord, oltre il bosco di querce, e la lascio qui perché anche tu possa scrivere.
Sono stato qui per giorni, inizialmente senza capire. Come se il tempo fosse diverso e insolito nel suo scorrere. Non so esattamente quanti giorni. Certamente non poche ore perché ho visto più volte alternarsi luce fredda e luce calda. Neanche ricordo come sono giunto in questo luogo e forse non è dato conoscerlo.
Sono certo che, come me, avrai avvertito subito il silenzio avvolgente, interrotto solo dal leggero gocciolio di acqua che si fa strada tra le rocce. Scende dalle stalattiti e confluisce in quel piccolo laghetto alla tua sinistra, verso il fondo. Ti ci potrai specchiare se riuscirai a far danzare paura e coraggio nel vedere te stesso.
Guardati intorno. Le pareti, lisce e lucenti, riflettono non solo la luce fioca del fuoco, ma anche i pensieri più reconditi da quando sei entrato. Ogni passo risuona, ogni respiro si amplifica, e i pensieri si intrecciano come i fumi di quel fuoco. Più volte ho visto le emozioni sedersi accanto a me, come se avessi deciso di accogliere un mendicante in casa – prego accomodatevi…
Questo luogo nascosto tra le pieghe della montagna è davvero affascinante e misterioso, ma non può essere vissuto a lungo. Prima o poi dovrai uscire. Non sarà il freddo o la fame a spingerti. Ma la consapevolezza che il viaggio verso l’interno si trasforma in un cammino verso l’esterno, rivelando che la vera strada risiede nell’accettazione di sé.
E così, da questa caverna emergerai rinnovato. Tra le mani avrai la luce per abbracciare te stesso e per abbracciare l’altro.
Io vado.