Lineadipensiero disco
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Per lungo tempo stetti con le spalle poggiate al muro, in fondo alla sala, lì dove le luci creavano la giusta quantità di ombra per potermi eclissare. Fermo, non osavo scendere nella pista da ballo per timore di essere troppo statico o troppo dinamico. Comunque sia, troppo. Nell’incapacità e nel dubbio di riuscire a trovare un punto di equilibrio tra interno ed esterno, restavo immobile.

Una gamba faceva da ancoraggio al pavimento evitando che scivolassi in avanti, mentre l’altra piegata si poggiava sul muro in perfetta aderenza bilanciata. Mi sentivo un quadro che invecchiava prendendo polvere, mentre con le mani giocavo con le poche monete rimaste in tasca. Ogni tanto tiravo fuori uno scontrino e lo maneggiavo con minuziosa dedizione fino a farlo diventare un cilindro perfettamente compattato dopo diversi arrotolamenti e srotolamenti. O prendevo una moneta da far roteare tra le nocche.

Lo scorrere del tempo mi stava trasformando in una camaleontica visione di me stesso. Stavo per sparire confondendomi con la carta da parati decorata a fiori in stile liberty. Gli altri continuavano a ballare ignari di me, mentre io ignoravo me stesso. Ascoltavo la spinta che permetteva al mio corpo di staccarsi dalla parete, ma la forza della paura che si contrapponeva era più forte.

Sapevo che sarebbe arrivato il momento.
Sapevo che avrei slacciato le zavorre.
Sapevo che avrei creduto in me.

What is love. Haddaway.

4 minuti di tempo. Avevo solo 4 minuti per staccarmi da quella cazzo di parete. Dovevo decidere e in fretta. Non potevo tentennare troppo mentre il mio piede iniziava a battere il tempo triggerato da quel pezzo. “Don’t hurt me no more” fu la svolta per comprendere che era il bene il punto di svolta.

L’amore per il ballo, l’amore per me stesso.
Scendo in pista.

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Lineadipensiero è un diario iniziato nel 2012 con l’unico scopo di provare a liberare la mia creatività attraverso i testi.  Sono semplici storie di introspezione, fantasia, immaginazione di un vecchio bruto, brutto e barbuto innamorato dell’arte metafisica, astratta e contemporanea.
Mi piace giocare con le parole come fossero dei colori; accostamenti, distonie, armonizzazioni volte a creare un quadro tra la realtà e l’astrazione della stessa