Ho camminato a lungo.
Non saprei definire la quantità di passi o di chilometri, ma l’acido lattico sprigionato nella mente lascia intuire quanto sia davvero tanta la strada percorsa. Quel moto costante, ipnotico e ininterrotto, eseguito magistralmente passo dopo passo, luce dopo luce, mi ha condotto all’ignoto.
Ricordo ancora dove tutto ebbe iniziò. Ricordo quella 1° lineadipensiero che raccontava di un’inesistente mercato indiano e un pungente profumo di curry. In quel tempo avevo ancora la forza per correre senza comprendere se fosse per raggiungere o scappare. Ma correvo.
Oggi i miei passi sono sempre più lenti nonostante il ritmico procedere. Errante, mendicante, naufrago, oratore, viandante, pensatore, sognatore… segmenti di una lineadipensiero che sembra esser stanca e priva di quella luce che possa darne continuità evolutiva.
Forse ho bisogno di sedermi per un po’ e dar da mangiare agli uccellini, ma non trovo una panchina.
Continuerò a trascinare i miei passi in quella parvenza di scrittura.